Battaglie In Sintesi
8 - 9 febbraio 1904
Entrò nella marina a 18 anni e studiò in Inghilterra dal 1871 al 1878. Comandò l'incrociatore Naniwa durante la guerra con la Cina (1894-95), fu contrammiraglio nel 1895 e viceammiraglio nel 1900. Comandante in capo della flotta durante la guerra con la Russia (1904-05), venne promosso ammiraglio nel 1904 e distrusse la flotta russa del Baltico nella battaglia di Tsushima (27 maggio 1905). Capo dello stato maggiore della marina nel 1905, fu in seguito ammiraglio di flotta e istruttore dell'imperatore Showa (Hiroito). Tra il 1926 e il 1927 T. fu tra i più acerbi avversari del disarmo navale.
All'inizio del 1904 i contrasti fra Russia e Giappone per la prevalenza nell'Estremo Oriente asiatico, in atto da circa dieci anni (cioè dalla conclusione vittoriosa per le truppe del mikado della campagna del 1894-95 contro la Cina), erano giunte a un punto di tensione che lasciava vedere prossimo lo scoppio di ostilità cruente. Dopo una lunga serie di note, l'ambasciatore giapponese a Pietroburgo presentava proposte definitive, cioè con carattere di ultimatum. Infine, allorché il governo dello zar si apprestava a comunicare a Tokyo una risposta anch'essa definitiva, il Giappone, venuto per via indiretta a conoscenza del contenuto della nota russa, ruppe gl'indugi, richiamò il proprio ambasciatore (6 febbraio) e due giorni dopo iniziò le operazioni marittime con l'attacco contro la flotta russa ancorata nella rada esterna di Port Arthur. Dopo tale fatto, contro il quale il governo dello zar elevò fiere proteste, la Russia dichiarò formalmente la guerra al Giappone. In vista della guerra il governo di Tokyo s'era assicurato l'appoggio dell'Inghilterra, i cui interessi in Cina non contrastavano con le aspirazioni giapponesi, volte alla Corea e alla Manciuria meridionale. In tal modo il Giappone si assicurava le anticipazioni in danaro necessarie agli armamenti eccezionali. La diplomazia giapponese era riuscita anche a conquistare la benevolenza degli Stati Uniti d'America, dove gli ambienti industriali e commerciali erano convinti che un incremento di prestigio del Giappone nell'Estremo Oriente, avrebbe favorito le importazioni americane nell'impero del Sol Levante. Quanto allo stato d'animo interno, era diffuso in tutti gli strati della popolazione giapponese il convincimento che il Giappone non avrebbe potuto dare corso alla propria legittima espansione, se prima non avesse abbattuto la potenza militare della Russia nel nord-est della Cina. La Russia era vincolata alla Francia da un trattato che, però, non impegnava ad una cooperazione armata nell'Oriente asiatico. Allo scoppio delle ostilità la Francia dichiarò la propria neutralità avvertendo il governo russo che in Francia si aveva desiderio di riuscire utili alla Russia nella maggior misura possibile. Poco o nulla poteva temere la Russia lungo i confini sud-occidentali europei. Era invece incerto il contegno dell'Austria e della Germania, così da non potersi sguernire di troppo - fin dal principio delle ostilità - i confini occidentali dell'impero. Circa la pubblica opinione russa si può affermare che la guerra contro il Giappone per la supremazia nell'Oriente asiatico non era popolare e la si riteneva un sacrificio inutile. Di più, le forze rivoluzionarie si preparavano a sfruttare gli eventi della guerra, specialmente se infausti, contro il regime zarista.
Gli eserciti che stavano per trovarsi di fronte si differenziavano per alcune importanti caratteristiche. Indubbiamente va?loroso, il soldato russo non aveva, come il giapponese, l'attitudine e l'abitudine delle intelligenti iniziative. La fanteria, fedele ad oltranza all'uso della baionetta, era rimasta arretrata nell'importanza che il fuoco andava sempre più acquistando nella battaglia; quella giapponese seguiva, invece, procedimenti tattici dove fuoco ed urto erano in giusto rapporto. L'artiglieria russa era armata con materiale di tipi diversi e la tecnica del fuoco era restia all'uso frequente di tiri da posizioni coperte; il Giappone aveva maggiore uniformità di tipi, faceva largo uso di tiri indiretti, aveva il personale meglio istruito, e portò sul campo di battaglia artiglierie pesanti campali, fino allora non usate. Quanto alla cavalleria, l'esercito russo era indubbiamente superiore per numero, per qualità di cavalli, per abilità di cavalieri; ma le occasioni di farsi valere furono scarse e non sempre furono afferrate in tempo dal colpo d'occhio dei comandanti. Da parte dei Russi si trovavano, al principio della guerra nell'Estremo Oriente, disponibili per operazioni campali: 67 battaglioni, 35 squadroni, 148 cannoni, 8 compagnie del genio; il tutto inquadrato in 3 corpi d'armata. Era previsto che nei primi due o tre mesi dopo la dichiarazione di guerra le forze campali sarebbero state accresciute di 40 battaglioni, 30 squadroni, 40 cannoni. Ma, durante la guerra, constatandosi la grande importanza che questa assumeva, furono successivamente messi in campo altri sette corpi d'armata. La flotta russa del Pacifico contava 72 navi con tonnellaggio complessivo di 192 mila tonnellate e 16.000 uomini di equipaggio. Sotto la suprema direzione del viceré ammiraglio E. J. Alekseev il comando in capo delle forze terrestri fu affidato al gen. A. N. Kuropatkin e il comando in capo della flotta al viceammiraglio S. O. Makarov, che venne nominato poco dopo l'inizio delle ostilità (8 marzo). Secondo il piano russo le forze campali dovevano concentrarsi in due nuclei, rispettivamente nelle zone di Liao-yang e di Mukden, funzionanti come centri di attrazione delle forze giapponesi per alleggerire, così, la preveduta pressione nipponica contro Port Arthur. Il Giappone ordinò la mobilitazione delle 13 divisioni costituenti il suo esercito di pace e delle corrispondenti brigate della riserva con successivi decreti dal febbraio al maggio 1904. Con 11 divisioni si formarono fin dal principio 4 armate (generali T. Kuroki, J. Oku, M. Nogi, M. Nodzu) ed altre due si raggiunsero più tardi. Sul mare il Giappone aveva nel 1904 un naviglio potente, moderno e omogeneo: 133 navi con spostamento complessivo di 260 mila tonnellate; equipaggi, 20 mila uomini. Comandante supremo delle forze terrestri il maresciallo I. Oyama, delle forze di mare l'ammiraglio H. Togo.
Lo Stato maggiore giapponese, giustamente calcolando sul dominio del Mar Giallo, si propose di portare in Manciuria forze che per lungo periodo di tempo sarebbero state superiori a quelle russe. Nel tempo stesso, ragioni politiche imponevano di occupare la Corea e ragioni morali e strategiche consigliavano di metter mano sulla piazza marittima di Port Arthur; da ciò conseguiva una separazione iniziale delle forze, con largo vuoto fra esse, che sarebbe stato colmato con successivi sbarchi sulla costa meridionale mancese. Queste forze, con quelle di Port Arthur e della Corea, avrebbero poi concentricamente marciato verso nord contro la massa principale russa. All'infuori del teatro principale delle operazioni, si era stabilito di attaccare Vladivostok e occupare l'isola di Sachalin. Il Giappone, mentre erano ancora in corso i negoziati con la Russia, aveva progettato una grande operazione di sbarco in Corea, da attuarsi per scaglioni successivi, che avrebbe permesso all'Esercito di raggiungere la frontiera della Manciuria. Comandante della Flotta d'alto mare giapponese era l'Ammiraglio Togo Heihachiro, ex-samurai di Satsuma che dopo la sconfitta del suo clan nel 1863 ad opera degli inglesi aveva deciso di recarsi proprio in Gran Bretagna per diventare un esperto della marina militare per il proprio stato, e nella guerra sino-giapponese si era distinto per l'occupazione delle Isole Pescadores e di Formosa. L'Ammiraglio Togo come responsabile delle linee di comunicazione marittime tra Giappone e Corea era consapevole che il successo delle operazioni terrestri sarebbe dipeso completamente dal dominio del mare. Per questo motivo il 6 febbraio la squadra al suo comando salpò dal Giappone col compito di assicurarsi il vantaggio del "primo colpo". Nello stesso giorno, il console giapponese di Chefoo, aveva già fatto allontanare le navi mercantili giapponesi e i propri compatrioti da Port Arthur, mentre osservatori della marina avevano preso nota degli ancoraggi della squadra russa. Da parte russa, gli ordini erano di non intervenire neppure se i giapponesi fossero sbarcati in Corea, purché lo avessero fatto a sud del 38° parallelo. Anche dopo la partenza dell'ambasciatore giapponese da Pietroburgo, la sera del 6 febbraio 1904, il comandante in capo dell'Esercito russo in Estremo Oriente Generale Kuropatkin Aleksejev, non ritenne di disporre misure militari che andassero oltre una semplice crociera di vigilanza notturna di un paio di cacciatorpediniere al largo di Port Arthur. Nel pomeriggio del 7 febbraio, la 1a e 2a Squadra giapponesi si riunirono a Sud-Ovest dell'Isola di Quelpart assieme a tre vapori che trasportavano i primi 4 battaglioni dell'esercito destinati ad occupare Seul. L'Ammiraglio Togo fece rotta verso Port Arthur, mentre la 3a Squadra composta di unità antiquate incrociava nello Stretto di Corea per controllare gli eventuali movimenti russi tra Port Arthur e Vladivostok. La protezione dei trasporti che navigavano verso Chemulpo fu affidata agli incrociatori della 4a Divisione, comandata dall'Ammiraglio Uriu, e rinforzata dall'incrociatore corazzato Asama e da due squadriglie di cacciatorpediniere. Questa squadra catturò tre mercantili russi diretti a Port Arthur, due dei quali carichi di munizioni.
L'8 febbraio la flotta russa di base a Port Arthur si trovava ancorata in mare aperto non potendo rientrare dopo un'esercitazione a causa della bassa marea. L'Ammiraglio Stark non aveva ottenuto da Aleksajev l'autorizzazione a mettere le navi in stato di allarme, quindi le corazzate, un incrociatore corazzato, 5 incrociatori protetti e 25 cacciatorpediniere si trovavano all'esterno del perimetro difensivo del porto con le luci accese per il carbonamento. Mentre Aleksejev chiedeva istruzioni a Pietroburgo, un piroscafo giapponese lasciava indisturbato la rada con gli ultimi sudditi nipponici. A bordo di questa imbarcazione si trovava anche un informatore della Marina giapponese che prese accurata nota della situazione del naviglio alla fonda facendone rapporto all'Ammiraglio Togo. Nella notte tra l'8 ed il 9 febbraio 3 squadriglie di torpediniere nipponiche attaccarono con i siluri la Squadra navale russa dell'Ammiraglio Stark ancorata a Port Arthur. Tre navi russe vennero affondate e le altre rimasero bloccate nel porto. Nessuna della unità giapponesi venne colpita. Le corazzate russe Retvizan e Cesarevitch e l'incrociatore corazzato Pallada furono colpiti da vari siluri e a causa dell'eccessivo pescaggio dovuto all'acqua imbarcata non poterono attraversare il canale d'accesso al porto interno. L'incrociatore andò in secca e altrettanto fece di poppa la Retvizan. L'altra corazzata, per non investire la Retvizan, fu auto-affondata nel canale stesso. La mattina successiva la squadra dell'Ammiraglio Togo apparve al largo di Port Arthur e, per provocare l'uscita della flotta nemica, aprì il fuoco ma i russi impreparati ad uno scontro in mare aperto preferirono proteggersi con le batterie costiere mandando solo 3 incrociatori che impegnarono i giapponesi in uno scontro. Questi ultimi però non avendo ottenuto l'obiettivo prefissato si allontanarono. Il loro fuoco si era dimostrato celere e ben condotto, contrariamente a quello dei russi, i quali oltretutto impiegavano proiettili di ghisa che non di rado scoppiavano alla bocca del cannone. Il 9 febbraio la flotta russa subì ulteriori perdite: il posamine Jenisej, saltato sulle sue stesse mine al largo di Dalny, e l'incrociatore Bojarin, mandato in suo soccorso e anch'esso distrutto dalle mine. Unica perdita giapponese in questa primissima fase fu un piroscafo affondato nello Stretto di Tsugaru dagli incrociatori russi usciti dal porto di Vladivostok.
Nonostante l'inizio degli scontri solo il 10 febbraio lo Zar, avvisato telegraficamente dell'attacco, emanò l'editto con la dichiarazione di guerra al Giappone e perveniva al governo russo la dichiarazione di guerra ufficiale da parte del Giappone. Lo sbarco della 12a Divisione giapponese in Corea nel febbraio 1904 permise l'occupazione di Seul e l'avanzata verso la frontiera dello Yalu. Tra febbraio e aprile le armate giapponesi occuparono la Corea spingendosi verso la Manciuria.
Bibliografia:
"La guerra nell'Estremo Oriente 1904-1905", L. Dal Verme, Roma 1906
"La guerra russo-giapponese", V. Carpi, Torino 1906-07
"La guerra ruso japonesa", M. J. Lagos, Buenos Aires 1905
"The Russo-Japonese War", fully illustrated, W. Jikemura, Tokyo 1905
"Due late-comers a confronto: la Guerra Russo-Giapponese del 1905", Andrea Portunato, 2009